MONTESE

Il comune di Montese si estende dalle rive del Panaro e del Leo fino alla dorsale che divide le province di Modena e Bologna. Situato a un’altitudine di 841 metri sul livello del mare, conta 3.200 abitanti. E’ un centro di villeggiatura e la sua economia, oltre al turismo, si basa principalmente sull’agricoltura: allevamenti bovini e produzione del formaggio Parmigiano Reggiano, coltivazione di patate da seme; conta pure diverse piccole attività artigianali. 
Ha un passato ricco di storia e la sua rocca medievale (sec. XII), che fu dei Montecuccoli, importante famiglia del Frignano, ne è un’autorevole concreta testimonianza. Le sue origini si perdono nel buio dei tempi. Soltanto nel 1197 si parla per la prima volta degli homines de Montesio che giurano fedeltà al Comune di Modena. Essendo terra di confine, nel corso dei secoli, questo territorio fu più volte oggetto di dure e sanguinose contese tra Modenesi e Bolognesi.
Durante la seconda guerra mondiale, dall’agosto 1944 al 14 aprile 1945, il capoluogo e alcune frazioni furono occupate dalle forze tedesche. Il paese fu poi liberato il 14 aprile 1945 dai fanti della Forza di Spedizione Brasiliana.
Montese dispone di valide attrezzature sportive e vanta interessanti emergenze artistiche e architettoniche.
Durante la Seconda guerra mondiale, Montese, situato sull'ultimo arretramento della Linea Gotica, fu gravemente danneggiato dai bombardamenti e poi ricostruito.

Tra i luoghi naturali che offrono scenari incantevoli per escursioni o passeggiate ricordiamo il Monte Belvedere, una vetta panoramica a 1139 m slm;
le Gole di Gea e Striscialacqua, micro-ambienti creati da profonde incisioni nella roccia;

i boschi di conifere di Ronchidoso;

Il Cinghio dei Diamanti, una roccia di origine vulcanica e il Parco intorno alla Rocca di Montese

 

 

Nei pressi di Montese c'è Maserno, con una chiesa del 1200

Monteforte, Paese tra i più antichi e decorati con pregevoli affreschi del XV secolo recentemente restaurati e resi ulteriormente famosi dal libro “Il Maestro dei Santi pallidi” di Marco Santagata, vincitore del premio Campiello 2003.

Monteforte fu sede di un potente castello, definitivamente distrutto nel 1535. Tra i pochi ruderi che rimangono dell'antico fortilizio spicca una porta archiacuta, ora conclusa da un campaniletto a vela.
Rimane integro l'oratorio di Sant'Antonino, costituito da un piccolo presbiterio che corrisponde alla chiesa tardo trecentesca del castello e da una navata coperta a capriate, costruita prolungando la precedente cappella. Restauri effettuati nel 1514 dovettero essere vanificati dalle ripetute distruzioni del castello perché durante la visita pastorale del 1552 la chiesa appariva in condizioni non buone.
Il pregevole ciclo di affreschi di ignoto autore che decora il presbiterio era completato, in origine, dalle pitture della controfacciata abbattuta e fu eseguito, come risulta dall'iscrizione tuttora leggibile, su committenza di Giovanna da Renno nel 1450 circa.
Nella parte retrostante l'altare, lo spazio è diviso in sezioni separate da cornici: in alto Cristo a mezzobusto, con notazioni anatomiche assai accentuate, sorge da un sarcofago tra il sole e la luna, secondo la simbologia medievale. A sinistra la Madonna con il Bambino costituisce il momento più alto, per qualità e spiritualità, dell'intero ciclo. La Vergine è assisa su di un trono dagli intenti prospettici, avvolta in ampie vesti; è questo l'unico, timido brano di gusto rinascimentale. A destra sono i Santi Antonino e Barbara, con la palma dei martiri, separati da una colonna dipinta. Barbara regge la torre dell'iconografia tradizionale. Nella parte destra è raffigurata la cena con gli Apostoli, la cui impostazione ricorda le teorie di gusto bizantino. Notevoli sono gli oggetti dell'apparato della mensa. Sulla volta compaiono il Pantocratore, (il Cristo che regge l'Universo) e gli evangelisti Luca e Marco, alati.
 

Interessanti, inoltre, le altre frazioni, S. Giacomo Maggiore (fine del XVI sec.),

S.Martino (XI sec.),

la Pieve di Semelano (XIII sec.) . Semelano si trova in posizione isolata rispetto ai centri maggiori della zona, circondati da radure e boschi. Una vera delizia per chi vuole passare una giornata a tu per tu con la natura.
A Semelano si può ammirare una delle chiese più belle dell'Appennino modenese. E poi, attorno all'abitato, mulini e antichi complessi rurali, tutti facilmente raggiungibili dai mezzi del Branco.
Sono di particolare interesse:
• Chiesa parrocchiale S. Pietro.
E' uno degli edifici sacri più belli della montagna modenese con il suo interno a tre navate divise da colonne con capitelli corinzi. Costruita, sui resti di una precedente chiesa, ad inizio '600, all'interno conserva: numerosi dipinti e ancone del '600, crocifisso in stucco del '600, battistero in marmo del '600, arredi sacri di pregio.
• Borgo attorno alla chiesa.
Si possono ammirare diversi nuclei rurali in pietra a vista risalenti al secolo '200, '300 e '400, molti dei quali ancora ben conservati.